Ci vediamo a Venezia

Il sogno di Pei, dalla Cina all’Italia in cerca di un futuro - Una storia vera

Suzanne Ma
Giunti Editore, Firenze-Milano 2015, pp. 288, € 14,90
Scheda di: 
Fascicolo: novembre 2016

La giornalista Suzanne Ma, di origini cinesi, sollecitata da infiniti interrogativi, ha deciso di indagare, ricercare, osservare, per tentare di comprendere cosa c’è dietro l’enorme flusso di immigrazione orientale; che cosa spinge interi popoli a lasciare la propria terra, intraprendendo un’avventura in cerca di un futuro mai certo? Forse il sogno di successo, il desiderio di arricchimento, il mito delle infinite opportunità, fantasie su grandi città che, invece, si riveleranno loro ostili. Immagini che spesso rimangono solamente sfolgoranti miraggi in una cupa realtà, in cui non sempre viene lasciato spazio agli immigrati, viaggiatori che solo con fatica e speranza potranno guadagnarsi un futuro migliore retto da libertà e indipendenza.

L’A. racconta la storia di Ya Pei, una ragazza cinese emigrata in Italia con il sogno di rincontrare la madre e fare fortuna tra i grattacieli della città galleggiante della laguna veneta. Ma arrivata in Italia, Pei scopre che in realtà la vita è ben diversa da come l’aveva immaginata, lontana dal fluido riflesso colorato delle case di Venezia: sua mamma vive nella periferia del capoluogo lagunare, vittima dello sfruttamento in una fabbrica. Presto la giovane ragazza si rende conto di quella che è la realtà, di non essere altro che una lao wai, una straniera, e che il suo sogno di vita migliore è in realtà oltre l’orizzonte, coperto da innumerevoli ostacoli, che noi cittadini italiani spesso non riusciamo a comprendere, limitandoci a guardare superficialmente uno straniero. Suzanne Ma ripercorre nel suo libro la storia di Pei, della sua tenacia, di come non si sia arresa davanti alle alte barriere che le si presentavano, che ha vissuto la sua vita stringendo i denti per uscirne vincitrice: «Davanti a loro, devo far finta di essere felicissima. Se mi accorgo che sto per piangere, devo sorridere. Se dimostro debolezza, mi guarderanno dall’alto in basso. Nessuno si preoccuperà della mia tristezza. Non mostrerò a nessuno la mia rabbia» (p. 108).

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