Censimenti

Il censimento nella Bibbia. Il censimento di Davide. Censimenti di ieri e di oggi
Fascicolo: marzo 2012

In questi anni si assiste a un buon numero di censimenti nazionali in tutto il mondo. Secondo l'ufficio statistico dell'ONU, 70 Stati, tra cui il nostro, hanno sottoposto a censimento i propri cittadini nel 2011 e soltanto Iraq, Myanmar, Somalia, Uzbekistan e Sahara Occidentale non hanno in previsione di farlo nei prossimi dieci anni. Tenere un conto possibilmente aggiornato degli abitanti di un territorio non è un fenomeno soltanto contemporaneo. Possiamo, anzi, affermare che siamo di fronte a una prassi antica quanto la civiltà umana. In Cina sono stati ritrovati documenti che testimoniano un censimento attorno al 4000 a.C., nell'area babilonese si hanno le prime liste di popolazione, bestiame e beni datate al 3800 a.C. (con l'indicazione di ripetere tale dopo sette anni!), mentre nell'antico Egitto sono state trovate liste dei sudditi del Faraone risalenti al 3340 a.C.
Eppure in ogni epoca l'opposizione ai censimenti è sempre stata molto forte. I cittadini non potevano aspettarsi niente di buono da questo strumento: le ragioni principali per conoscere i dati sulla popolazione erano la guerra e le tasse. I sovrani potevano decidere se fare guerre solo sapendo quanti uomini erano idonei all'arruolamento e quanto denaro si poteva prelevare con le tasse. Attraverso questi conteggi era possibile l'esercizio violento e dispotico del potere, così come è ben dipinto dalle parole critiche che leggiamo nel Primo libro di Samuele 8, 10-18: Questo sarà il diritto del re che regnerà su di voi: prenderà i vostri figli per destinarli ai suoi carri e ai suoi cavalli, li farà correre davanti al suo cocchio, li farà capi di migliaia e capi di cinquantine, li costringerà ad arare i suoi campi, mietere le sue messi e apprestargli armi per le sue battaglie e attrezzature per i suoi carri. [...] Vi prenderà i servi e le serve, i vostri armenti migliori e i vostri asini e li adopererà nei suoi lavori. Metterà la decima sulle vostre greggi e voi stessi diventerete suoi servi.

Il censimento nella Bibbia

Esodo 30, 11-16
11 Il Signore parlò a Mosè e gli disse: 12 «Quando per il censimento conterai uno per uno gli Israeliti, all'atto del censimento ciascuno di essi pagherà al Signore il riscatto della sua vita, perché non li colpisca un flagello in occasione del loro censimento. 13 Chiunque verrà sottoposto al censimento, pagherà un mezzo siclo, conforme al siclo del santuario, il siclo di venti ghera. Questo mezzo siclo sarà un'offerta prelevata in onore del Signore. 14 Ogni persona sottoposta al censimento, dai venti anni in su, corrisponderà l'offerta prelevata per il Signore. 15 Il ricco non darà di più e il povero non darà di meno di mezzo siclo, per soddisfare all'offerta prelevata per il Signore, a riscatto delle vostre vite. 16 Prenderai il denaro espiatorio ricevuto dagli Israeliti e lo impiegherai per il servizio della tenda del convegno. Esso sarà per gli Israeliti come un memoriale davanti al Signore, per il riscatto delle vostre vite».

L'atteggiamento dei testi biblici nei confronti del censimento del popolo è molto interessante. Anche se vari sono i testi in cui questo risulta un semplice strumento di conteggio degli israeliti, è altrettanto chiaro che si tratta sempre di una sorta di operazione "sacrale", dato che la vita di ogni singolo e l'esistenza stessa del popolo è nelle mani di Dio. All'inizio del libro di Numeri - che proprio al conteggio degli israeliti deve il nome -, l'indizione del censimento è infatti proposta come obbedienza a un preciso comando di Dio: Il Signore parlò a Mosè, nel deserto del Sinai, e disse: «Fate il computo di tutta la comunità degli Israeliti, secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di tutti i maschi, testa per testa, dai vent'anni in su, quanti in Israele possono andare in guerra; tu e Aronne li censirete, schiera per schiera. Sarà con voi un uomo per tribù, un uomo che sia capo del casato dei suoi padri» (1, 1-4). Utile è notare come il censimento non sia soltanto nelle mani del "sovrano", qui eventualmente rappresentato da Mosè, ma debba essere compiuto coinvolgendo i sacerdoti (Aronne) e ogni tribù debba avere i propri rappresentanti. Ancora più esplicito nel sottolineare il carattere sacrale di un tale provvedimento è Esodo 30, 11-16.
Questo testo mette in luce tutta l'ambivalenza con cui veniva percepito nelle antiche culture l'atto di contare e di fare delle liste di nomi delle persone. Strumento "normale" di gestione politica e amministrativa, il censimento sembra essere qualche cosa che necessiti di un'espiazione, di un riscatto per la vita, perché non li colpisca un flagello. In molte culture del mondo antico, infatti, tra cui quelle vicine a Israele, si riteneva che contare le persone o dire e scrivere il loro nome ad alta voce potesse aprire la porta agli spiriti del male (con conseguenti malocchio, sfortuna ed eventi funesti). Per questo solitamente si trovano connesse ai censimenti delle ritualità apotropaiche. Nel testo di Esodo, queste si configurano come un'offerta monetaria prelevata in onore del Signore, uguale per tutti, che riscatta la vita di coloro dai vent'anni in su, ovvero tutti coloro che erano adatti alla guerra. Si coglie bene il rapporto che c'è tra un'eventuale guerra e un tale conteggio. Ecco dove risiede la sacralità del gesto, dato che è in gioco la vita e la morte di questi uomini: qualunque possibile utilizzo della loro enumerazione da parte dei governanti di Israele nella storia non deve uscire dalla relazione sacrale di Israele con il proprio Dio.

Il censimento di Davide

2Samuele 24, 1-10
1 L'ira del Signore si accese di nuovo contro Israele e incitò Davide contro il popolo in questo modo: «Su, fa' il censimento d'Israele e di Giuda». 2 Il re disse a Ioab, capo dell'esercito a lui affidato: «Percorri tutte le tribù d'Israele, da Dan fino a Bersabea, e fate il censimento del popolo, perché io conosca il numero della popolazione». 3 Ioab rispose al re: «Il Signore, tuo Dio, aumenti il popolo cento volte più di quello che è, e gli occhi del re, mio signore, possano vederlo! Ma perché il re, mio signore, vuole questa cosa?». 4 Ma l'ordine del re prevalse su Ioab e sui comandanti dell'esercito, e Ioab e i comandanti dell'esercito si allontanarono dal re per fare il censimento del popolo d'Israele. [...] 8 Percorsero così tutto il territorio e dopo nove mesi e venti giorni tornarono a Gerusalemme. 9 Ioab consegnò al re il totale del censimento del popolo: c'erano in Israele ottocentomila uomini abili in grado di maneggiare la spada; in Giuda cinquecentomila. 10 Ma dopo che ebbe contato il popolo, il cuore di Davide gli fece sentire il rimorso ed egli disse al Signore: «Ho peccato molto per quanto ho fatto; ti prego, Signore, togli la colpa del tuo servo, poiché io ho commesso una grande stoltezza».

È in questo contesto che occorre leggere il più famoso dei brani biblici sull'argomento. Nell'ultimo capitolo del Secondo libro di Samuele, quasi al termine dei lunghi racconti che ci hanno trasmesso la vita e le opere del re Davide, troviamo infatti la narrazione del peccato più grave della sua vita: appunto, l'indizione del censimento del popolo.
La storia comincia con l'inquietante immagine di un Dio pieno di ira che spinge al peccato Davide (si veda per una breve spiegazione della categoria dell'ira di Dio il nostro precedente articolo «Mitezza», in Aggiornamenti Sociali, 11 (2011) 713-716, anche in <www.aggiornamentisociali.it>). Il racconto parallelo di 1Cronache 21, 1 attribuisce questo "suggerimento" a Satana (termine che etimologicamente significa avversario, nemico). Non è un fatto particolarmente strano che si assista a uno sviluppo teologico all'interno della Scrittura. Se nella narrazione di 2Samuele si nota la propensione ad attribuire tutto all'unico Dio, sia il bene che il male (normalmente in vista di un disegno globale che giunge al bene), in epoca successiva (quella di 1Cronache, composta più di tre secoli dopo) si evidenzia maggiormente come bene e male siano i due poli di una lotta alla quale sovrintendono due "nemici": Dio da un lato e Satana dall'altro. L'artificio letterario del suggerimento dettato dall'ira o dal nemico serve comunque unicamente per rendere chiaro al lettore, fin da subito, che ciò che Davide si appresta a fare è un male.
Viene qui risolta quell'ambiguità che abbiamo incontrato nei testi precedenti riguardo al censimento. La risposta che il nostro brano fornisce va nella direzione dell'assoluta indisponibilità della vita del popolo da parte del sovrano. Tutto il popolo e la vita dei singoli appartengono al Signore e non ai "capi" (cfr Levitico 26, 11-13; Giosuè 24, 2-18; 2Samuele 7, 8-11). Il racconto esprime bene come Davide si ponga come un "io" assoluto che, attraverso il computo della sua consistenza, vuole "possedere" quel popolo che è "di Dio", anziché esserne al servizio: «perché io conosca il numero della popolazione». La risposta del generale Ioab tenta di ricollocare il ruolo di Dio e di Davide in questa dinamica: «il Signore, tuo Dio, aumenti il popolo cento volte più di quello che è, e gli occhi del re, mio signore, possano vederlo». Nel racconto parallelo di 1Cronache 21, 5-6, questo generale addirittura trasgredisce all'ordine del re, non osando fare il censimento di tutte le tribù ed escludendo le due più "sacre", quella di Levi e quella di Beniamino, perché l'ordine del re gli sembrava abominevole. «Davide non vuole riconoscere la proprietà di Dio, ma vede il popolo di Israele come la sua forza, la sua ambizione. In termini più moderni, possiamo dire che il censimento significa possesso, efficacia, potere, nell'intenzione di Davide. L'umile servo cade nella tentazione di sentirsi padrone, acquista anzi un cuore da padrone, entra nello spirito del possesso. Egli vuole misurare il successo, averne il segreto, essere certo dell'efficacia. Il risultato è meraviglioso: Israele contava ottocentomila uomini capaci di maneggiare la spada, e Giuda cinquecentomila. Davide non ha più bisogno di appoggiarsi a Dio perché ormai è il re più potente della terra e può fare da solo!» (C.M. MARTINI, Davide peccatore e credente, Piemme, Milano 2000, 51).
Terminato il censimento, si dice che il cuore di Davide gli fece sentire il rimorso. In realtà l'espressione ebraica potrebbe essere meglio tradotta con il cuore di Davide lo colpì, espressione che ricompare solo un'altra volta nella sua storia, quando egli tagliò il lembo del mantello di Saul, avendo la possibilità di ucciderlo. Il rimorso di Davide era giustificato nel racconto da quest'espressione: Mi guardi il Signore dal fare una cosa simile al mio re, al consacrato di Dio, dallo stendere la mano su di lui, perché è il consacrato del Signore (1Samuele 24, 6-7). Si trattava di aver messo la mano su qualcuno che era "proprietà" di Dio. La stessa cosa avviene qui con il censimento.
Come ci si aspetterebbe, al peccato di Davide segue la punizione divina (2Samuele 24, 15-17), pur apparendo evidente che non siamo di fronte a una cronaca, ma all'espediente narrativo che svela la radice della malizia del re, come sottolinea anche Carlo Maria Martini: «che cos'è il castigo del Signore? È esattamente il contrario dell'ipnosi del successo; è l'angoscia dell'insuccesso totale. Davide, infatti, si vede spossessato dei suoi uomini: ne muoiono settantamila. Al posto dell'efficacia, vede frantumarsi la struttura del suo popolo. Al posto del potere, sente tutta l'impotenza dell'uomo di fronte al flagello della peste. Egli sperimenta la propria debolezza, l'inutilità di tutte le misure umane e si accorge di essere in balìa di circostanze imprevedibili» (ivi, 52-53).

Censimenti di ieri e di oggi

Nell'ottobre 1916 l'alto comando militare germanico ordinò lo Judenzählung (censimento ebraico), a seguito della campagna antisemita che voleva gli ebrei tedeschi colpevoli del cattivo andamento della guerra mondiale. Questa fu l'origine delle liste che permisero la realizzazione delle leggi razziali naziste, fino al successivo grande censimento del 1938 e all'imposizione di somministrare censimenti simili in ogni territorio che la Germania andava conquistando in Europa. Il desiderio di dominio che nasce dal controllo delle informazioni è allora tentazione non solo antica per i governanti. L'obbligo di fornire dati personali per legge è quindi argomento sempre delicato - vale la pena ricordare la campagna di boicottaggio avvenuta proprio in Germania nel 1987, in occasione del primo censimento dal dopoguerra.
Non vi è dubbio che le attuali normative stabiliscano limiti piuttosto rigidi sul genere di domande da porre, limitando le informazioni a quelle di tipo statistico, reperibili anche altrove, per cui nessuna vera informazione personale (riguardante ad esempio le opinioni, le scelte quotidiane, la religione, le abitudini, gli orientamenti sessuali, il reddito e il patrimonio, ecc.) viene rilevata. Così oggi il censimento viene proposto e percepito più come una "fotografia" di una nazione che come una raccolta di informazioni, e risulta uno strumento fondamentale in ogni Paese ben organizzato. Come scriveva Lev Tolstoj in un articolo del 1882: «L'interesse e il significato del censimento è che offre uno specchio in cui, volente o nolente, l'intera comunità, e ognuno di noi, si guarda». Ecco perché è fondamentale che i dati raccolti restino unicamente strumento utile affinché i governanti possano meglio conoscere la fisionomia di quel corpo sociale il cui bene comune hanno il compito di servire.
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