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Cascina Saetta, il profumo della legalità

Avvicinandosi a Cascina Saetta, in Borgata Donna di Bosco Marengo, unico bene confiscato alla mafia in provincia di Alessandria, si sente lo sconforto di un luogo che è in bilico tra l’essere l’ennesimo segno di sconfitta della legalità o l’esempio di come ridare vita a una borgata che paga un caro prezzo al passato. Cascina Saetta apparteneva a Rosario Caci, nome noto della Sicilia mafiosa sbarcata a Genova, e il 26 maggio 2005 la Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta emette l’ordinanza di confisca del bene. Inizia quindi un iter travagliato, che porta al degrado dell’immobile e alla necessità di cambiare la destinazione d’uso stabilita. A metà dello scorso anno l’Associazione Parcival di Alessandria, aderente alla rete di «Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie », riceve il nulla osta dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, all’utilizzo del bene secondo il nuovo progetto. La legalità avrà un nuovo profumo, quello dei fiori e delle piante che verranno coltivati nella nuova serra di Cascina Saetta. Un profumo intenso, che ricorderà a tutti che la tenacia e la determinazione pagano e possono superare i mille ostacoli che si pongono sulla strada di chi vuole dare vita nuova a un luogo che per troppo tempo è stato simbolo di ingiustizia e oppressione.
Fascicolo: giugno-luglio 2013
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