Canned Heat

Ethics and Politics of Climate Change

Marcello Di Paola – Gianfranco Pellegrino (edd.)
Routledge, New Delhi – Abingdon 2014, pp. 94, s.i.p.
Scheda di: 
Fascicolo: gennaio 2016
Avevamo bisogno dell’ennesimo volume sui mutamenti climatici? Certo che sì, visto che ci troviamo dinnanzi a un prestigioso collettaneo sull’etica e la politica del cambiamento climatico in chiave globale, curato da due docenti di Filosofia politica del Center for Ethics and Global Politics della LUISS di Roma. La prospettiva prescelta, che attraversa tutti i contributi, è quella filosofica: dal contrattualismo (Jussi Suikkanen) al rapporto tra la responsabilità di azioni di contrasto e adattamento ai cambiamenti climatici e il diritto allo sviluppo sostenibile (Darrel Moellendorf), dall’etica della mitigazione (Ronald Sandler) alle istanze educative (Christopher Schlottmann), dal cambiamento climatico e il diritto al cibo (Lori Gruen e Clement Loo) alla questione dei rifugiati ambientali (Gianfranco Pellegrino). Il saggio di apertura è firmato da David Held – politologo britannico e tra i massimi esperti di relazioni internazionali –, che pone subito in risalto come il solo interesse nazionale appaia sempre più inadeguato a produrre una risposta all’altezza della gravità del fenomeno in atto. Tuttavia Held pone in guardia il lettore dall’abbandonare la democrazia in favore di qualunque forma di eco-autoritarismo; meglio percorrere la via più promettente di accrescere il carattere deliberativo dei processi decisionali democratici: «la democrazia deliberativa può, in linea di principio, aumentare la qualità, la legittimità e, di conseguenza, la sostenibilità delle decisioni di politica ambientale» (p. 25).

Nei due contributi di Dale Jamieson e Tim Mulgan – rispettivamente direttore del’Environmental Studies Program all’Università di New York e docente di Filosofia morale e politica all’Università di St Andrews in Scozia – si evidenzia come la difficoltà a trovare soluzioni politiche efficaci dipenda anche dall’inadeguatezza delle teorie etico-politiche tradizionali nel confrontarsi con un problema del tutto nuovo, come è di fatto il mutamento climatico. Quest’ultimo ci pone dinnanzi a cambiamenti così radicali della natura, a eventi metereologici estremi, da far sembrare inadeguate le migliori intuizioni morali. Al di là dell’argomento in oggetto, entrano qui in gioco la riflessione etico-politica e i nostri atteggiamenti nei confronti del rischio, dell’incertezza e delle condizioni di scarsità: come dovremmo reagire dinnanzi a un mondo in frantumi (broken world), dove le risorse del pianeta non soddisfano i bisogno di tutti gli esseri umani presenti e futuri? A chi suggerisce che potremmo istintivamente far prevalere i nostri diritti e quelli delle generazioni presenti rispetto ai cittadini di domani, la risposta è categorica: «questo non è né giusto né efficiente» (p. 56).

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