Primo gennaio 2018: sulle nostre tavole faranno il loro ingresso i
novel food (
qui un link per saperne di più). Si tratta di una serie di alimenti e ingredienti che fino al 1997 non veniva consumato in misura significativa all’interno dell’Unione Europea. Nel 2015 la stessa ha aggiornato l’elenco (cfr regolamento 2015/2283), comprendendo anche microrganismi, funghi, alghe, piante, insetti, alimenti con struttura molecolare nuova o modificata (tranne gli OGM) e vitamine, minerali non utilizzati prima dell’entrata in vigore del nuovo Regolamento.
E così dal 1° gennaio 2018 potremo acquistare e mangiare novel food. Detta così suona bene, in realtà tra questi avremo anche scorpioni, grilli, formiche, cavallette, millepiedi, tarantole e tanto altro ancora. Da diversi anni anche la FAO consiglia il consumo di insetti e nel mondo già quasi duemila specie di insetti sono considerate commestibili e vengono consumate da almeno 2 miliardi di persone.
In Svizzera, primo Paese europeo a sdoganare gli insetti a tavola, da agosto sugli scaffali di una catena di grande distribuzione sono in vendita tre tipi di insetti: la larva, con la cui farina - mista a riso, legumi e spezie - si è giunti a confezionare hamburger e polpette, il grillo domestico e le cavallette. È noto inoltre che nei Paesi orientali, tropicali o subtropicali, si è già sperimentata da tempo un’alimentazione di questo tipo; anzi, è già cultura.
Ma da noi in Italia? Potremo ricordare il 2018 come l’anno della svolta, in cui insetti, alghe e organismi simili avranno contribuito a ridefinire il nostro menù? Molto dipenderà da come e quando le aziende alimentari, e ancor di più la grande distribuzione, decideranno di accettare questa sfida innovativa. Inoltre, al di là degli interessi economici in gioco, quale vantaggio potremmo trarre dall’uso culinario dei novel food? Sarà un passo avanti verso un Pianeta più smart? Gli insetti dalle nostre parti hanno dimensioni nettamente inferiori a quelle nei Paesi tropicali; perché i nostri sciami di zanzare o mosche si trasformino in un interessante nutrimento umano, ne servirebbero decine di migliaia per persona.
Le questioni in gioco sono molteplici. Quel che è certo è che l’opportunità aperta dall’Unione Europea dovrà conciliarsi con un’attenta valutazione sanitaria e salutistica, nonché sulla trasparenza e tracciabilità dei metodi di produzione e provenienza degli insetti.