Arismog

Chiara Tintori
Ci risiamo. Speravo che la primavera spazzasse via lo smog, le polveri sottili e l’inquinamento dell’aria. Invece siamo alle solite: l’Italia rischia una supermulta se entro due mesi (a partire dal 28 aprile) non verranno adottate azioni appropriate per ridurre le emissioni di Pm10 in quelle zone del Paese dove sono stati superati i limiti giornalieri consentiti dalla normativa europea. 

La Commissione prosegue la procedura d’infrazione avviata nel 2014 contro 13 regioni italiane: Lombardia, Veneto, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Campania, Marche, Molise, Puglia, Lazio e Sicilia. 

Si abbia almeno il coraggio di non chiamarla emergenza, perché stiamo parlando di una situazione normale, costante e quotidiana che interessa mezza Italia. Lo smog torna alla ribalta quando aumenta la probabilità d’infrazione, ovvero quando l’eventualità di mettere mano al portafogli e pagare la multa all’Unione Europea si fa più concreta. Ma non dimentichiamo che se esiste una normativa che fissa dei limiti al livello di inquinamento dell’aria è per proteggere la nostra salute. Continuare a derogare mette a repentaglio la salute pubblica, specie dei più vulnerabili (bambini e anziani).

Siamo il Paese dell’UE con il più alto tasso di mortalità legato alle polveri sottili: ogni anno muoiono oltre 66mila persone, secondo l’European Environmental Agency. Eppure le nostre amministrazioni regionali e locali confezionano risposte sporadiche, al massimo stagionali, mentre il killer silenzioso continua a mietere le sue vittime. 

È vero, il problema è complesso e chiama in causa le modalità di riscaldamento, la mobilità nei centri urbani e altri fattori. Eppure interventi strutturali, a medio e lungo termine (efficienza energetica, teleriscaldamento, politiche di trasporti intermodali dove bici e mezzi pubblici sono integrati…) sono possibili; basterebbe guardare a Madrid, Parigi, Londra, Berlino, dove sono stati fatti passi importanti verso un futuro a basse emissioni. 

Quanti inverni e quante primavere dovremo ancora aspettare prima che la tutela della salute pubblica, al centro di diverse campagne di prevenzione, possa andare a braccetto con adeguate politiche energetiche e di trasporto?  

3 maggio 2017
Ultimo numero

Rivista

Visualizza

Annate

Sito

Visualizza