Anche se tutti, io no

La Chiesa e l’impegno per la giustizia

Giovanni Ladiana SJ
Laterza, Roma-Bari 2015, pp. 150, 15€
Scheda di: 
Fascicolo: giugno-luglio 2015
«Mi ripetono che devo tenere i piedi ben piantati per terra. Ma poi come si cammina? Noi dobbiamo radicare i piedi nel cielo, nel cuore di Dio; se no come potremmo abbracciare la terra e noi stessi?» (p. 3). Con queste parole, pronunciate da un suo compagno di studi burkinabè all’Università Gregoriana di Roma, Giovanni Ladiana, gesuita della comunità di Reggio Calabria, apre il libro in cui racconta gli episodi, gli incontri e i riferimenti che hanno segnato la sua vita. Da circa trent’anni Ladiana svolge il suo servizio di uomo-prete – così ama definirsi – in territori a forte presenza mafiosa: Napoli, Catania, Reggio Calabria. Qui, insieme al movimento civile non violento ReggioNonTace (<www.reggionontace.it>), nato nel 2010, è impegnato nella lotta contro la ’ndrangheta, lavorando per «il risveglio della Coscienza di tutta la cittadinanza responsabile» (p. 9).

L’aver scritto la parola “coscienza” con la maiuscola è una scelta ben precisa: rivela l’importanza che le è riconosciuta e il rispetto nutrito nei suoi confronti. Risvegliare la Coscienza significa opporre resistenza, ma soprattutto proporre un’alternativa e assumere le proprie responsabilità. Alla radice di tutto questo c’è per l’A. l’esperienza della gratuità e della gratitudine, scoperte nell’ascolto della Parola di Dio e nella preghiera alla scuola degli Esercizi spirituali di s. Ignazio di Loyola: «è il debito di riconoscenza, che mi respons-abilita – mi abilita a rispondere –, consapevole di non poter corrispondere a quanto ho ricevuto; e continua ad “aprirmi al di più”» (p. 129). L’esperienza descritta da Ladiana è corale, vissuta con altri e per altri. L’A. presenta, infatti, i «buoni maestri» che l’hanno accompagnato nelle tappe della sua vita aiutandolo a crescere, a partire dall’uomo biblico incontrato in particolare nei testi profetici, a Pedro Arrupe, Generale della Compagnia al momento del suo ingresso in noviziato, da Etty Hillesum alle «tante persone che – anche di fronte alla morte che s’avvicinava – mi hanno testimoniato che è ancora possibile scegliere di vivere» (p. 130). Tra questi maestri vi è anche il gesuita tedesco Alfred Delp, che si oppose al nazismo in modo non violento e fu ucciso dai nazisti nel 1945, a 38 anni. Sua è la frase che dà il titolo al libro – Anche se tutti, io no (Etsi omnes ego no) –, sintesi di un impegno che rifiuta di adottare le logiche erronee che si vuole combattere, scegliendo di porre le basi perché si possa costruire un futuro diverso. Così Ladiana comprende l’impegno comune nella lotta contro le mafie e tutto ciò che distrugge la vita, coniugando passione e pazienza, da pazzo, parole accomunate nella radice, pathos, nella «partecipazione vitale alla vita dell’altro e degli altri» (p. 130).
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