Niente feste a Parigi, ma il mondo guarda alla Cop21

Equipe Ecojesuit
Sul sito di Aggiornamenti Sociali trovate un diario da Parigi, dove un gruppo di gesuiti e laici dell'Equipe Ecojesuit sta seguendo la Conferenza Onu sul clima (Cop21). Qui di seguito il primo articolo e a questo link tutti i post via via pubblicati.


Questa volta l'inizio della Conferenza Onu sul clima è uno strano miscuglio di sentimenti. Questo tipo di vertici internazionali, anche se caricati di significati rivendicativi, si sono sempre svolti in un clima di festa. Forse perché si vogliono attenuare i presagi apocalittici dei loro messaggi, o perché nel trattare questioni ecologiche e ambientali, in fondo, si usa sempre un tono festivo: si sta combattendo per la vita, una vita integrale, e questo è qualcosa che dà allegria e speranza, anche se il futuro è fortemente minacciato.

Ma a Parigi non c'è nessun clima di festa. Il cielo è grigio, e la città è grigia. Gli attacchi del 13 novembre che hanno ucciso 130 persone e ne hanno ferite più di 300, hanno avvolto la città in una cappa di tristezza e diffidenza. Lo spiegamento della polizia è eccezionale, e i parigini hanno ricevuto per tutto il weekend il messaggio di rimanere a casa, limitare i loro movimenti ed evitare grandi assembramenti. Infatti, se la presenza di oltre 140 capi di Stato e di governo, e tra loro tutti i grandi leader, potrebbe essere un buon motivo per avviare le manifestazioni legate a un summit complesso e dai risultati difficili da prevedere, di fatto è diventata un problema di sicurezza in più per la città di Parigi.

La grande festa era prevista per questo pomeriggio, una marcia imponente a partire dalla Place de la Republique attraverso Boulevard Voltaire fino a Place de la Nation. Si attendevano più di 200mila persone, ma alla fine questa marcia di festa e di protesta è stato annullata per motivi di sicurezza. Così, il clima di festa è scomparso dalla Cop21. Un gesto simbolico - depositare in piazza migliaia di scarpe, compreso un paio a nome di papa Francisco - ha voluto ricordare la presenza non autorizzata di tante persone contro le minacce del clima. 

Alcune decine di migliaia di persone hanno rifiutato il divieto del governo e si sono concentrate in  Place de la Republique. Tra loro un gruppo violento che è stato rapidamente neutralizzato dalla polizia, ma è servito a diffondere l'immagine della società civile presente alla Cop21 come un movimento dominato da gruppi di radicali, i quali in realtà sono una piccola minoranza.

Come ha ricordato Cécile Duflot, del gruppo Europe Ecologie-Les Verts, i «facinorosi» che hanno partecipato agli scontri in piazza «non hanno nulla a che fare con l'ecologia e con la Conferenza sul clima». Cercano di offrire una caricatura o di macchiare l'immagine degli ambientalisti», ha lamentato la co-presidente dei Verdi nell'Assemblea nazionale, sottolineando che «la stragrande maggioranza degli ecologisti sono pacifisti, l'ecologia non è violenta».

Nel frattempo arrivano notizie di centinaia di migliaia di persone che si sono mobilitate in tutto il mondo, da Sydney a New York, passando per le Filippine, Londra e Casablanca. Oltre 2.500 manifestazioni, grandi e piccole, in tutto il mondo. In un certo senso è come se il resto del mondo volesse contribuire a ridare a Parigi la capacità di sognare che in questo momento le manca. Forse la Cop 21, e molti sforzi globali, possono essere uno stimolo per questa città scossa dal terrore. 

Come ci ricorda Papa Francesco nella Laudato Si', «tutto è connesso». Parigi e la Cop21 hanno bisogno di sentire questa intima connessione con il resto del mondo pieno di entusiasmo, che ci permetta di superare le nostre paure e affrontare le sfide con accordi ambiziosi.

Equipe Ecojesuit

29 novembre 2015
Ultimo numero

Rivista

Visualizza

Annate

Sito

Visualizza