La tante Lodi d'Italia e quelli che non ci stanno

Maurizio Ambrosini
Un amico americano mi ha scritto preoccupato, mandandomi un link a un articolo che parlava del caso Lodi. Sorge spontaneo il paragone tra le sofferenze inflitte ai figli di immigrati irregolari dalla politica di Trump (molti sono ancora detenuti, separati dai genitori) e quelle inflitte ai figli di immigrati regolari privati della mensa scolastica nella provincia lombarda.

Se la sindaca voleva far parlare di sé, anche all’estero, certamente c’è riuscita. Forse ha rafforzato il consenso locale, ma non ha giovato all’immagine del nostro Paese nel mondo. Il caso Lodi, con la richiesta agli immigrati di una documentazione per molti impossibile da ottenere, non è però isolato. In Veneto per esempio un provvedimento analogo è stato approvato per escludere gli studenti immigrati dai buoni-libro. 

In diversi Paesi le autorità nazionali fanno pressione sulle autorità locali per indurle a irrigidire i controlli e a escludere gli immigrati in condizione dubbia o irregolare da vari servizi sociali. Di nuovo gli Stati Uniti ne sono un esempio, con il braccio di ferro fra Trump e quelle che si definiscono “città santuario”, come New York, indisponibili a collaborare alle politiche di repressione dell’immigrazione non autorizzata. In Italia invece un numero crescente di municipalità e regioni inasprisce le politiche nazionali, introducendo controlli aggiuntivi, aggravamenti burocratici, dispositivi di esclusione degli immigrati da alcuni servizi e benefici. 

Il caso forse più denso di significato simbolico è la negazione pratica della libertà di culto ai fedeli mussulmani: la controversia di Bergamo ne è un esempio, con l’annunciato intervento della Regione Lombardia per impedire che una chiesetta improvvidamente messa all’asta dalla Regione stessa senza alcun filtro selettivo venga acquistata da un’associazione musulmana e trasformata in moschea.

Per fortuna però il caso di Lodi ha innescato una mobilitazione senza precedenti, con la discesa in campo di un folto gruppo di insegnanti e con un colletta divulgata sulle reti social per pagare la mensa dei bambini discriminati che ha già raccolto decine di migliaia di euro, dall’Italia e dall’estero. Le politiche di esclusione non raccolgono solo consensi, e su internet non parlano solo i megafoni dell’odio. Molte forze della società civile vedono oggi nelle questioni dell’immigrazione e dell’asilo un campo di battaglia decisivo per l’affermazione dei diritti umani e la difesa dei valori costituzionali. 

La democrazia non consiste solo nel voto che elegge una maggioranza, ma in una società rispettosa dei suoi principi fondativi e delle convenzioni internazionali che ha sottoscritto. Per fortuna c’è chi se ne ricorda e si impegna per difenderli.

5 novembre 2018
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