Il clima cambia. E noi?

Chiara Tintori
Non ci sono più alibi. I dati 2015 forniti dall’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO), agenzia dell’ONU con sede a Ginevra, hanno decretato il record di CO2 presente in atmosfera: per la prima volta l’anno scorso è stata superata la soglia delle 400 parti per milione. Una soglia “simbolo” per i cambiamenti climatici, già raggiunta in alcuni luoghi e mesi, ma mai su base media globale annua.

Dov'è il problema? Il fatto è che l’anidride carbonica è un componente che non si dissolve facilmente e nel breve periodo; siamo destinati a tenerci tale concentrazione per qualche generazione. Siamo dunque entrati in una nuova era climatica, come compagno di viaggio abbiamo il surriscaldamento globale (causato per il 65% proprio dalla CO2) e purtroppo siamo ormai certi che l’accordo raggiunto a Parigi dopo la COP21 non basta. Infatti la decisione di contenere l'aumento delle le temperature entro i due gradi centigradi rispetto all’era preindustriale è come voler curare con acqua e zucchero un malato oncologico.

Luca Mercalli, climatologo e divulgatore scientifico, ha ben espresso il punto: «Se la CO2 fosse densa e puzzolente capiremmo subito il pericolo»; invece è inodore e incolore e noi continuiamo a prendere in considerazione il pericolo dei cambiamenti climatici solo a fasi alterne. Durante e dopo Parigi o quando qualche fenomeno meteorologico estremo devasta le nostre terre».

La COP22 aprirà i battenti a Marrakesh il prossimo 7 novembre e sarà il caso di fare tutto il possibile affinché l’accordo di Parigi divenga pienamente operativo, individuando anche qualche strumento sanzionatorio perché gli accordi volontari non restino lettera morta.

E noi? Non possiamo restare a guardare, limitandoci magari a sottoscrivere qualche appello online o a seguire le dirette social delle conferenze internazionali. Il clima è un bene comune. Senza un clima a misura di uomo, di donne e di bambini (di oggi e di domani) la nostra “casa comune” è destinata a sfigurarsi per sempre. 

Il clima cambia. E noi? Cosa siamo disposti a cambiare dei nostri stili di vita, delle nostre abitudini, ad esempio in tema di trasporti? Nello scegliere come spostarci, prendiamo in considerazione l’utilizzo di beni collettivi, possibilmente a basse emissioni di CO2? In che modo stiamo contribuendo a sollecitare la transizione energetica del nostro quartiere, Comune, Paese? Siamo consapevoli che anche il modo in cui investiamo i nostri soldi incide sul benessere della nostra casa comune?

Sono alcune domande che potrebbero già oggi aiutarci a entrare nella nuova era climatica con maggiore responsabilità e fiducia: cambiare insieme si può!

25 ottobre 2016
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