#DivestItaly: mettere in pratica la Laudato si’

Fascicolo: dicembre 2016

L’enciclica Laudato si’ è stata scritta con l’obiettivo di promuovere un cambiamento delle politiche e dei comportamenti che sono alla radice della crisi socio-ambientale che stiamo vivendo. Se tutta la dottrina sociale della Chiesa ha un carattere pratico, questo è particolarmente vero per la Laudato si’, che ribadisce continuamente l’urgenza di trovare una soluzione per evitare la catastrofe. Per questo il dossier che lungo l’annata 2016 ha approfondito i diversi aspetti dell’enciclica si chiude con due contributi che ne tematizzano la capacità di ispirare e mettere in moto processi. La Laudato si’ è un testo da mettere in pratica molto più che da studiare. Nel mese di novembre abbiamo presentato una iniziativa1 per la tutela dell’ambiente nata in Africa centrale come risposta alle sollecitazioni di papa Francesco. In questo numero diamo voce a una campagna rivolta soprattutto a cittadini e istituzioni dei Paesi sviluppati, che prova a legare finanza e clima, ossia a fare delle scelte di investimento uno strumento di pressione per la transizione energetica. Si tratta di una campagna attiva da alcuni anni, ma che è stata rilanciata, in particolare in ambito cattolico, dopo la pubblicazione della Laudato si’. In Italia ha preso il nome di #DivestItaly e, come vedremo, riguarda Aggiornamenti Sociali molto da vicino.


È il 2011 quando in diverse università degli Stati Uniti gruppi di studenti danno avvio ad azioni di pressione sulle amministrazioni dei propri campus affinché ritirino gli investimenti dalle imprese impegnate nell’estrazione e vendita di carbone, petrolio e gas. Cinque anni dopo, il movimento internazionale per il disinvestimento dalle fonti fossili (fossil fuel divestment) si è affermato come una delle campagne cresciute con maggiore rapidità nella storia, con iniziative e gruppi locali che fioriscono in ogni parte del mondo e oltre 600 organizzazioni di diverso tipo che hanno preso impegni ufficiali di disinvestimento. Ma che cosa significa disinvestire dalle fonti fossili, e quali sono le ragioni chiave di questa espansione?

Il movimento internazionale per il disinvestimento 

Il disinvestimento rappresenta l’azione contraria all’investimento: significa liquidare i capitali investiti in attività finanziarie (azioni, obbligazioni, fondi di investimento) di un determinato tipo per dirigerli verso opportunità alternative, solitamente sulla base di considerazioni etiche riguardanti le imprese o il comparto industriale in questione. Non mancano casi di campagne di disinvestimento precedenti a quella incentrata sulle fonti fossili. L’esempio più famoso e di maggior successo è la campagna che prese di mira le imprese con forti interessi economici nel Sudafrica dell’apartheid nella seconda metà degli anni ’80, con l’obiettivo di far aumentare la pressione internazionale per porre fine al regime di segregazione razziale. Per quanto diverse possano essere le cause a cui sono rivolte, l’obiettivo delle azioni di disinvestimento rimane fondamentalmente lo stesso: ritirare il proprio sostegno economico e finanziario da aziende di cui non si condivide l’operato, delegittimandole agli occhi dell’opinione pubblica anche e soprattutto da un punto di vista etico.

Nel caso delle fonti fossili, si tratta di esprimere un giudizio su un settore industriale che trae i propri profitti in larga parte da un modello di sviluppo economico e di consumo energetico che rappresenta una delle principali cause del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici. Proprio l’urgenza e la serietà del problema costituiscono una prima spiegazione della rapida crescita del movimento per il disinvestimento dai combustibili fossili. In un mondo in cui gli effetti dei cambiamenti climatici (insicurezza alimentare, instabilità economica e sociale, migrazioni di massa, ecc.) rappresentano un serio pericolo per centinaia di milioni di persone, smettere di finanziare un comparto industriale che alimenta questa minaccia si configura come un imperativo morale. In altre parole, utilizzando lo slogan adottato dal progetto FossilFree della ONG internazionale 350.org, fortemente attiva sul tema del disinvestimento, «se è sbagliato distruggere il pianeta, allora è sbagliato trarre profitto da questa distruzione»2.

Alle considerazioni di carattere etico si aggiunge anche una motivazione economica, in quanto le prospettive del settore delle fonti fossili sono sempre più incerte a seguito degli impegni internazionali per la riduzione delle emissioni. Investire nelle fonti fossili sta diventando più rischioso, in particolare nel medio-lungo termine. Non è un caso, infatti, che oltre a soggetti quali ONG, istituti religiosi e fondazioni filantropiche, impegni di disinvestimento siano arrivati anche da imprese, come la compagnia assicurativa AXA, o da investitori istituzionali, come il Fondo pensionistico pubblico della Norvegia, il più grande al mondo. Persino la Rockefeller Brothers Fund, fondazione filantropica legata alla famiglia di petrolieri Rockefeller, nel 2014 ha deciso di disinvestire almeno dalle due fonti fossili con maggiore impatto sul clima, ossia carbone e sabbie bituminose. Decisioni analoghe sono state prese da una serie di amministrazioni comunali di tutta Europa, tra cui Oslo, Stoccolma, Copenaghen, Parigi e Berlino, che sono andate ad aggiungersi alle oltre 600 organizzazioni che a livello globale hanno preso impegni di disinvestimento, rappresentando un patrimonio totale di 3.400 miliardi di dollari3. Tra queste, segnaliamo la Federazione luterana mondiale e il Consiglio ecumenico delle Chiese.

La campagna #DivestItaly 

Sulla scia della crescente espansione internazionale, nel luglio 2015 anche in Italia è stata lanciata una campagna per il disinvestimento dalle fonti fossili su iniziativa della ONLUS Italian Climate Network, che ne è il principale promotore e il coordinatore, e di altre realtà della società civile riunite in precedenza nel coordinamento Power Shift Italia. La campagna #DivestItaly si prefigge due obiettivi principali: aumentare l’attenzione e la consapevolezza dell’opinione pubblica e incoraggiare diversi tipi di organizzazioni e istituzioni ad assumere impegni concreti di disinvestimento.

A partire dal suo lancio, la campagna #DivestItaly ha conosciuto un aumento del numero di adesioni da parte di una varietà di organizzazioni che hanno scelto di farsi coinvolgere, tra cui alcune realtà appartenenti al mondo cattolico. Come vedremo, queste vi hanno scorto una opportunità di mettere in pratica il messaggio della Laudato si’ e hanno deciso di coglierla.

Le sollecitazioni della Laudato si’

L’enciclica Laudato si’, sulla scorta dei risultati della ricerca scientifica, individua in un sistema di approvvigionamento energetico basato sui combustibili fossili il principale responsabile del riscaldamento globale e quindi dei cambiamenti climatici (LS, n. 23) e insiste su un loro rapido abbandono (LS, n. 165).

Secondo papa Francesco, la cura della casa comune rappresenta una sfida etica per i cattolici e le persone di buona volontà, che coinvolge anche il modo in cui investiamo il nostro denaro. Anche se l’enciclica non menziona espressamente il tema del disinvestimento, dalla sua lettura è agevole ricavare la convinzione che si tratta di uno strumento di cui non sottovalutare l’importanza e dunque di una opzione per dare attuazione all’ispirazione della Laudato si’ nel momento di compiere scelte di investimento delle proprie risorse finanziarie. Basta pensare che al n. 179 sono proprio le cooperative di sfruttamento delle energie rinnovabili a essere additate come esempio di come sia possibile «fare la differenza» a livello locale, in barba all’impotenza delle istanze di governance globale.

In altre parole, è del tutto legittimo ritenere che il disinvestimento possa essere annoverato tra quelle forme di sostegno alla diversificazione della produzione che rappresentano un buon uso della creatività umana e su cui l’enciclica ripone tanta fiducia (cfr ad esempio LS, n. 192). Lo ha confermato autorevolmente il card. Peter K.A. Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, nella conferenza stampa di presentazione del Messaggio di papa Francesco per la celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato (1° settembre 2016), quando ha affermato: «nella Laudato si’ papa Francesco sottolinea che la pressione della società, compreso il boicottaggio di alcuni prodotti, può obbligare le imprese a tenere conto della loro impronta ecologica e dell’impatto dei loro modelli produttivi. La stessa logica anima il movimento per il disinvestimento dalle fonti fossili»4.

Contrastare i cambiamenti climatici, anche attraverso il disinvestimento, significa promuovere la cura della casa comune e la giustizia sociale. Esiste un legame evidente tra la giustizia sociale e quella ambientale. Infatti, dal momento che i cambiamenti climatici di origine antropica si ripercuotono maggiormente sulle popolazioni del Sud del mondo che sono al tempo stesso meno responsabili e più vulnerabili, agire per contenerli o evitarli non ha una valenza solo ambientale, ma anche fortemente sociale. Togliere il proprio sostegno economico finanziario all’industria dei combustibili fossili appare dunque come una scelta dalla forte connotazione etica.

La rilevanza del messaggio di papa Francesco è amplificata dal forte richiamo di diverse confessioni religiose di tutto il mondo per un’urgente conversione ecologica e per l’abbandono delle fonti fossili. Ne è testimonianza la recentissima Dichiarazione interreligiosa sui cambiamenti climatici5, presentata il 10 novembre 2016 in occasione della COP 22 di Marrakech6 e sottoscritta da 240 personalità delle principali confessioni religiose di tutto il mondo. La Dichiarazione, promossa da oltre 30 organizzazioni internazionali di ispirazione religiosa, tra cui FOCSIV, è estremamente esplicita riguardo alle fonti fossili e al disinvestimento: «Proseguire con l’uso di combustibili fossili da parte della società globale è eticamente insostenibile, così come altri settori dell’industria mineraria. Dobbiamo deliberatamente evitare di investire nel settore dei combustibili fossili e per questo uniamo le nostre voci nella richiesta di trasferire le risorse dei fondi sovrani e dei fondi pensione pubblici dalle fonti fossili a opportunità sostenibili dal punto di vista climatico. In questo modo si invierà un indispensabile segnale di cambiamento a debitori e investitori pubblici e privati di tutto il mondo e si contribuirà a porre fine all’era dei combustibili fossili».

Particolarmente significativa per il mondo cattolico italiano è la firma della Dichiarazione da parte di alcuni vescovi – mons. Marco Arnolfo, arcivescovo di Vercelli; mons. Luigi Bressan, arcivescovo emerito di Trento; mons. Paolo Giulietti, vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve, mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello – e di rappresentanti di numerosi ordini religiosi (salesiani, gesuiti, domenicani, cappuccini, suore francescane, benedettini e carmelitani).
 

I cattolici italiani e il disinvestimento

«Siamo da sempre impegnati nella difesa dei diritti umani e dell’ambiente. Riteniamo importante aderire a una iniziativa che è in profonda sintonia con i valori in cui crediamo e che cerca di dare una risposta concreta all’appello di papa Francesco nella sua più recente enciclica Laudato si’, in cui ci chiede di fare una “conversione ecologica”». Con questa dichiarazione i missionari comboniani in Italia sono stati i primi ad aderire alla campagna #DivestItaly, il 18 novembre 2015, testimoniando l’impegno degli istituti religiosi. Nel marzo 2016 anche FOCSIV ha aderito alla campagna, inserendo tale impegno nel quadro delle attività di promozione della giustizia climatica e proponendosi di coinvolgere gli istituti religiosi e il mondo cattolico italiano come risposta all’appello per la cura della casa comune lanciato da papa Francesco nella Laudato si’.

In una prima fase l’adesione a #DivestItaly ha una valenza principalmente comunicativa: l’annuncio pubblico è una forma di delegittimazione etica verso il modello di economia, di produzione, di consumo e di società che i combustibili fossili innegabilmente rappresentano. Si avvia poi un percorso di approfondimento delle possibili modalità di ritiro dei propri investimenti dalle fonti fossili. Oltre a missionari comboniani e FOCSIV, tra gli ordini religiosi italiani e le istituzioni a loro collegate aderiscono a #DivestItaly le suore salesiane di Don Bosco. Il 4 ottobre 2016 ha annunciato di aderire alla campagna anche Aggiornamenti Sociali, attraverso il suo editore, la Fondazione Culturale San Fedele, che si impegna «d’ora in poi a indirizzare i propri investimenti verso il settore delle energie rinnovabili, ritirandoli invece da quello dei combustibili fossili».

L’impegno della campagna #DivestItaly e di FOCSIV per la sensibilizzazione del mondo cattolico italiano si svolge in coordinamento con l’attività del Global Catholic Climate Movement (GCCM, Movimento cattolico globale per il clima), una rete globale di oltre 200 organizzazioni impegnate a rispondere alla sfida dei cambiamenti climatici a partire dall’ispirazione della propria fede. Nel contesto di un dibattito dominato da prospettive economiche e piattaforme politiche, l’elemento distintivo del GCMM è l’adozione di una prospettiva morale e spirituale. Senza una riflessione di fondo sulle implicazioni spirituali e morali della nostra incapacità di prenderci cura della creazione e dei nostri fratelli e sorelle più vulnerabili, è improbabile che si riesca a generare nella società e nei responsabili politici una reale volontà di trasformazione.

Oltre alle attività di sensibilizzazione e alla produzione di risorse informative, il GCCM promuove l’iniziativa dei “global announcements”: gli impegni di disinvestimento di realtà cattoliche di tutto il mondo vengono raccolti e annunciati contemporaneamente nella stessa data, aumentandone la visibilità mediatica. Ad esempio, il global announcement del 4 ottobre 2016 vedeva il coinvolgimento dei gesuiti canadesi, della Presentation Society (Australia e Papua Nuova Guinea), di SSM Health (USA), della diocesi di Umuarama (Brasile) della Società missionaria internazionale di San Colombano, a fianco delle già citate suore salesiane di Don Bosco e di FOCSIV. Quest’ultima in particolare ha annunciato l’avvio di un processo di progressivo ritiro degli investimenti nelle fonti fossili da concludere nel giro di 5 anni, le cui modalità sono al momento in fase di studio e di definizione.

Per approfondire i vari aspetti della questione e condividere buone pratiche in materia di disinvestimento, FOCSIV, insieme a GCCM, Unione internazionale delle superiore generali (UISG) e Unione dei superiori generali (USG), CAFOD e Trócaire7, promuove un seminario internazionale («Catalysts for Change: Advancing the Role of Catholic Organisations in a Clean Energy Revolution in Pursuit of Climate Justice», «Essere catalizzatori del cambiamento: sostenere il ruolo delle Organizzazioni cattoliche per una rivoluzione di energie pulite nel perseguimento della giustizia climatica») che si terrà a Roma il 27 gennaio 2017 presso la Pontificia Università Lateranense. Rivolta alle diverse realtà del mondo cattolico, è un’occasione da non perdere per approfondire il tema8, scegliere di aderire e scoprire come concretizzare gli impegni assunti.




NOTE


1. Minani R., «REBAC: la risposta africana per la cura del pianeta», in Aggiornamenti Sociali, 11 (2016) 770-776.

2. La versione originale inglese recita «If it’s wrong to wreck the planet, then it’s wrong to profit from that wreckage» (<https://350.org>).

3. Per una panoramica degli impegni di disinvestimento a livello mondiale cfr il sito <http://gofossilfree.org>.

4. Conferenza Stampa per la presentazione del Messaggio del Santo Padre per la Celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, 1° settembre 2016, in <www.vatican.va>, nostra trad. dall’originale inglese.

5. COP22 Interfaith Statement on Climate Change, disponibile, anche in italiano, in <www.interfaithstatement2016.org>; cfr anche I leader religiosi si rivolgono ai Governi riuniti per COP 22 chiedendo impegni più ambiziosi, disinvestimenti dalle fonti fossili e maggiori investimenti per il clima, 10 novembre 2016, in <www.focsiv.it>.

6. A riguardo della COP 22, cfr in questo numero l’editoriale di Costa G., «COP 22: la partita del clima continua» (Aggiornamenti sociali, 12 [2016] 797-804).

7. CAFOD e Trócaire sono agenzie di solidarietà internazionale e aiuto allo sviluppo che fanno capo, rispettivamente, alla Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles e a quella irlandese.

8. Informazioni più dettagliate e approfondimenti su #DivestItaly e sul disinvestimento sono disponibili sui seguenti siti: #DivestItaly, <www.divestitaly.org>; FOCSIV, <www.focsiv.it>; Italian Climate Network, <www.italiaclima.org>; Fossil Free, <http://gofossilfree.org>; Global Catholic Climate Movement, <http://catholicclimate movement.global/divest-and-reinvest>.




CITAZIONI


Laudato si’, n. 206

Un cambiamento negli stili di vita potrebbe arrivare ad esercitare una sana pressione su coloro che detengono il potere politico, economico e sociale. È ciò che accade quando i movimenti dei consumatori riescono a far sì che si smetta di acquistare certi prodotti e così diventano efficaci per modificare il comportamento delle imprese, forzandole a considerare l’impatto ambientale e i modelli di produzione. È un fatto che, quando le abitudini sociali intaccano i profitti delle imprese, queste si vedono spinte a produrre in un altro modo. Questo ci ricorda la responsabilità sociale dei consumatori.

Laudato si’, n. 23

Numerosi studi scientifici indicano che la maggior parte del riscaldamento globale degli ultimi decenni è dovuta alla grande concentrazione di gas serra (anidride carbonica, metano, ossido di azoto ed altri) emessi soprattutto a causa dell’attività umana. La loro concentrazione nell’atmosfera impedisce che il calore dei raggi solari riflessi dalla terra si disperda nello spazio. Ciò viene potenziato specialmente dal modello di sviluppo basato sull’uso intensivo di combustibili fossili, che sta al centro del sistema energetico mondiale.

Laudato si’, n. 165

Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti – specie il carbone, ma anche il petrolio e, in misura minore, il gas –, deve essere sostituita progressivamente e senza indugio. In attesa di un ampio sviluppo delle energie rinnovabili, che dovrebbe già essere cominciato, è legittimo optare per l’alternativa meno dannosa o ricorrere a soluzioni transitorie.

Laudato si’, n. 192

La diversificazione produttiva offre larghissime possibilità all’intelligenza umana per creare e innovare, mentre protegge l’ambiente e crea più opportunità di lavoro. Questa sarebbe una creatività capace di far fiorire nuovamente la nobiltà dell’essere umano, perché è più dignitoso usare l’intelligenza, con audacia e responsabilità, per trovare forme di sviluppo sostenibile ed equo, nel quadro di una concezione più ampia della qualità della vita.

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