ArticoloSegnalazioni

Corruzione

Fascicolo: marzo 2016

Sfogliando le pagine dei giornali, italiani ed esteri, ci si imbatte periodicamente in storie di corruzione, diverse per modalità, gravità, conseguenze. Contro il rischio di abituarsi a tutto ciò, di considerare la corruzione un fattore endemico delle nostre società, si è levata in numerose occasioni la voce di papa Francesco, che ne ha denunciato con forza la carica disgregante e mortifera anche da vescovo di Buenos Aires. La sua riflessione stimola un ripensamento radicale della corruzione stessa, compito a cui si è dedicato Lorenzo Biagi.

Affrontare il tema della corruzione significa confrontarsi con un fenomeno dalle mille sfaccettature ed estremamente complesso, in grado di divenire invisibile e mimetizzarsi nelle pieghe della vita quotidiana. Inoltre, la corruzione non conosce confini: è davvero una realtà globale, come attesta la classifica curata da Transparency International. Non ne va sottovalutata poi la recente tendenza, che si riscontra specialmente nei Paesi sviluppati, di «conferire una forma legale ai suoi abusi, a renderli indiscernibili» (p. 35).

Tanti sono i volti della corruzione quanti sono gli ambiti sociali in cui si manifesta: dagli affari internazionali che coinvolgono anche gli Stati nazionali fino ai piccoli favoritismi. A esserne danneggiati sono sempre persone terze, estranee all’accordo tra corruttore e corrotto, che però vedono i loro diritti lesi. Dietro la corruzione vi è la ricerca di un guadagno senza voler rispettare le regole, che trova un riscontro forte nella liberalizzazione e nella deregolamentazione, parole chiavi dell’odierna economia, le cui conseguenze non restano confinate ai rapporti economici, ma influenzano la società e ne minano la convivenza nel momento in cui generano diseguaglianze e fanno venir meno la solidarietà e l’attenzione verso i più fragili.

Per uscire da questo circolo vizioso, l’A., seguendo il suggerimento del Papa, passa dalla considerazione della corruzione come fenomeno impersonale a quella degli uomini dal cuore corrotto. Questo passaggio all’antropologia permette di avanzare una proposta esigente: la corruzione come piaga del cuore non si vince senza un cambiamento profondo, una conversione, che nasca dal riconoscere l’ingiustizia di certe pratiche e si traduca nello sradicamento di abitudini consolidate.



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