Cittadinanza e democrazia diretta

Fascicolo: maggio 2017
L’Unione Europea (UE) è una comunità politica guardata oggi da molti cittadini con distacco e considerata inefficace sia nel garantire benessere sociale ed economico a tutti, a partire dai più bisognosi, sia nello sviluppare procedure democratiche in grado di favorire il dialogo tra società civile e istituzioni e la composizione del conflitto sociale (cfr Riggio G., «I Trattati di Roma: un anniversario per guardare avanti», in Aggiornamenti Sociali, 3 [2017] 181-188). Eppure, da quasi dieci anni (Trattato di Lisbona del 2009) esistono alcuni strumenti per assicurare ai cittadini europei la possibilità di intervenire su temi a loro cari e consentire alle istituzioni europee di raccoglierne i pareri. 

Ci riferiamo, in primo luogo, alle “iniziative dei cittadini” (art. 11, par. 4, Trattato sull’Unione Europea [TUE]). Si tratta di un invito rivolto dai cittadini alla Commissione europea affinché proponga al Parlamento e al Consiglio un atto legislativo su una materia di competenza della UE. Perché un’iniziativa sia presa in esame dalla Commissione deve essere sostenuta da almeno un milione di cittadini europei, appartenenti ad almeno 7 Stati membri. Sono anche previste soglie minime differenti di firmatari per ciascun Paese europeo, calcolate in base alla popolazione (cfr Regolamento [UE] n. 211/2011). Per proporre un’iniziativa sono quindi necessarie un’organizzazione e una promozione transnazionali, mentre per aderire è sufficiente sottoscrivere l’iniziativa online. 

La Commissione, a seguito di un’iniziativa, non ha l’obbligo di fare propria la proposta legislativa, ma svolge un ruolo di “filtro”: entro 3 mesi dalla data in cui l’ha ricevuta è tenuta ad adottare e pubblicare nel sito dedicato (http://ec.europa.eu/citizens-initiative/public/welcome) una risposta formale, in cui illustra le azioni che intende porre in essere e le motivazioni delle proprie scelte. 
Dal momento della sua istituzione sono state presentate 21 iniziative, di cui solo tre hanno raggiunto il numero minimo di firme richieste e hanno quindi ricevuto una risposta da parte della Commissione europea: «Acqua potabile e servizi igienico-sanitari: un diritto umano universale! L’acqua è un bene comune, non una merce!»; «Uno di noi»; «Stop vivisection». Solo nel caso dell’iniziativa sull’acqua come bene comune la Commissione è intervenuta anche a livello legislativo; negli altri due casi ha invece ritenuto sufficiente il quadro legislativo vigente e ha esplicitato quali azioni avrebbe posto in essere per verificare la sua effettiva applicazione. Al momento sono aperte alla firma quattro iniziative, con il seguente titolo: «Vietare il glifosato e proteggere le persone e l’ambiente dai pesticidi tossici»; «Strumento europeo di libera circolazione»; «Non solo istruzione: educare i cittadini alla partecipazione attiva e responsabile»; «People4Soil: firma l’iniziativa dei cittadini per salvare i suoli d’Europa!». 

Un secondo strumento di confronto, che può invece essere promosso dalla Commissione europea, sono le “consultazioni pubbliche” che hanno a oggetto politiche europee già concluse, in corso di approvazione o future (art. 11, par. 3, TUE), realizzate attraverso questionari online predisposti dalla Commissione. Scaduto il termine, la Commissione redige una relazione sui risultati e una sintesi statistica. Le sintesi pubblicate finora fanno emergere una partecipazione molto varia: da poche unità a migliaia di cittadini, a seconda della generalità o specificità dei temi. Al momento sono aperte 29 consultazioni (http://ec.europa.eu/info/consultations_it), ad esempio sul progetto Erasmus e sulla Politica agricola comune (PAC); nel corso del 2016 sono state aperte più di 100 consultazioni. Al fine di garantire una piena trasparenza, le organizzazioni che intendono partecipare devono iscriversi a un apposito Registro, dichiarando chi rappresentano, gli obiettivi e le fonti di finanziamento e sottoscrivere un Codice di condotta. La Commissione Juncker, infine, ha introdotto uno strumento denominato “Citizens’ Dialogue” (https://ec.europa.eu/info/events/citizens-dialogues_en), che si è concretizzato in 125 incontri tra Commissari europei e cittadini su temi all’ordine del giorno (migrazioni, ambiente, economia), tenutisi in varie città europee e che possono essere seguiti in streaming. Il confronto istituzionale tra la UE e la società civile può oggi realizzarsi attraverso vari strumenti e uno snodo fondamentale è costituito dalla Commissione. Questi canali di partecipazione risultano però ancora poco utilizzati, anche a causa della loro scarsa conoscenza e dell’approfondimento che richiedono. Un ulteriore freno è forse costituito dalla limitata incidenza che possono avere sulle politiche della UE. Questa fotografia aiuta a chiederci: quale cittadinanza e partecipazione desideriamo concretamente realizzare nella comunità politica europea? 



Art. 11 TUE

1. Le istituzioni danno ai cittadini e alle associazioni rappresentative, attraverso gli opportuni canali, la possibilità di far conoscere e di scambiare pubblicamente le loro opinioni in tutti i settori di azione dell’Unione.

2. Le istituzioni mantengono un dialogo aperto, trasparente e regolare con le associazioni rappresentative e la società civile.

3. Al fine di assicurare la coerenza e la trasparenza delle azioni dell’Unione, la Commissione europea procede ad ampie consultazioni delle parti interessate.

4. Cittadini dell’Unione, in numero di almeno un milione, che abbiano la cittadinanza di un numero significativo di Stati membri, possono prendere l’iniziativa d’invitare la Commissione europea, nell’ambito delle sue attribuzioni, a presentare una proposta appropriata su materie in merito alle quali tali cittadini ritengono necessario un atto giuridico dell’Unione ai fini dell’attuazione dei trattati.
Le procedure e le condizioni necessarie per la presentazione di una iniziativa dei cittadini sono stabilite conformemente all’articolo 24, primo comma del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea.


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