Expo sta ormai terminando la sua corsa, ma al contrario di quanto avviene in un itinerario metropolitano o ferroviario, siamo pregati di non scendere!
Certo, il sito espositivo chiude i battenti e dal 1° novembre non sarà più visitabile, ma quanto è stato scritto e letto, detto e ascoltato, visto e fatto sarebbe bello potesse in qualche modo rimanere. Ma come non sperperare il patrimonio culturale di questi sei mesi? Che cosa e come possiamo continuare a nutrire?
Almeno due Carte fanno da sintesi simbolica di Expo: quella di Milano, piuttosto nota e discussa, e un’altra meno famosa. Si tratta della Carta europea contro lo spreco alimentare, redatta dai ragazzi di oltre 40 scuole primarie e secondarie di 7 Paesi europei (Italia, Belgio, Spagna, Portogallo, Cipro, Regno Unito e Francia), oltre che da 50 municipalità, di cui 28 italiane. Il tutto nell'ambito del progetto
"Don't waste our future".
Questa Carta contiene una serie di suggerimenti concreti da applicare a livello territoriale per ridurre lo spreco alimentare, dalla casa, fino al supermercato e al ristorante. Ottanta le azioni proposte, dal rendere obbligatoria la “doggy bag”, cioè la possibilità di portarsi via gli avanzi dai ristoranti o dalle mense pubbliche, al migliorare l'etichettatura dei prodotti alimentari, dal consentire ai supermercati - attraverso una apposita legge - di redistribuire i cibi in scadenza, alle scuole che potrebbero diventare centri di raccolta per il cibo in avanzo, a servizio delle comunità locali.
Auspico che Expo ci abbia convinto, una volta per tutte, che ciascuno con i propri comportamenti e abitudini può fare la differenza, può realmente offrire energie per nutrire la vita del nostro pianeta. Così come spero ci siamo convinti che senza una governance mondiale in campo agroalimentare non andremo molto lontano e continueremo a fare i conti con i problemi di accesso al cibo e le speculazioni finanziarie.
Al momento non sappiamo nulla di certo sulla destinazione del sito espositivo e di quanto è stato costruito a Rho, ma forse l’eredità più grande sarà continuare a trafficare il patrimonio che il tema di Expo ha messo in moto. Solo il tempo potrà dirci se il cibo raggiungerà ogni persona in qualunque parte del mondo essa si trovi e se la giustizia sociale sarà davvero diventata qualcosa di più di uno slogan.