È stato presentato ieri in Senato, nella sala Caduti di Nassirya, il position paper sul cambiamento climatico elaborato dalla Rete nazionale dei Centri per l'Etica Ambientale (CepEA), in un evento organizzato con l'Intergruppo GLOBE Italia, sotto l’egida della Presidenza della Commissione Ambiente Territorio Beni Culturali del Senato della Repubblica.
La Rete è promossa dalla rivista Aggiornamenti Sociali, il Centro Culturale San Benedetto del Monastero di Siloe (Gr), i Centri di Etica Ambientale di Bergamo e di Parma, il Centro studi sulle culture della pace e della sostenibilità dell'Università di Modena e la Fondazione Lanza di Padova. Al documento hanno aderito AICARE, Centro Astalli, CISL, Coldiretti, Greenaccord, FOCSIV, Jesuit Social Network, WWF.
Il cambiamento climatico come sfida etica e politica, questo il titolo del paper, sottolinea l'urgenza del tema, evidenzia alcune criticità per il nostro Paese e chiede alla politica italiana un impegno concreto in vista del fondamentale vertice Onu sul clima (Cop21), in programma a Parigi dal 30 novembre all'11 dicembre.
In apertura il senatore Gianpiero Dalla Zuanna, della Commissione Ambiente del Senato, dopo avere ribadito la necessità di un intervento globale per contenere i cambiamenti climatici (in particolare il riscaldamento globale), ha ringraziato la rete CepEA perché, con la sua proposta, consente di «andare alle radici etiche dell'intervento legislativo».
Matteo Mascia, della Fondazione Lanza, ha approfondito proprio i fondamenti etici del documento, sottolineando anche come il summit di Parigi sia una sorta di ultima chance per l'umanità: «Se lì non riusciremo a dare risposta ai cambiamenti climatici - ha detto - saremo di fronte a un fallimento politico, ma prima ancora etico». Mentre Chiara Tintori, di Aggiornamenti Sociali, è entrata nel dettaglio dei contenuti del documento: «Degrado del territorio, difficoltà dell'agricoltura, flussi migratori connessi ai mutamenti climatici sono le tre criticità che oggi il nostro Paese sperimenta. Servono risposte urgenti della politica italiana, nella linea dell'adattamento rispetto agli effetti del riscaldamento globale, della mitigazione delle sue cause, e dell'educazione alla cittadinanza ambientale» (qui sotto, l'intervista video a Chiara Tintori).
È stata poi la volta degli interventi di alcuni rappresentanti della società civile e della politica, che hanno commentato il documento. Stefano Masini, responsabile Area Ambiente e Territorio di Coldiretti, ha sottolineato che «il position paper ci dice con forza che il cambiamento è un'opportunità. Ci sono problemi gravi, ma oggi noi vediamo anche soluzioni, come quelle che in agricoltura accorciano le distanze tra produttori e consumatori. Certamente tra le urgenze va inserita anche una nuova legge sul consumo del suolo».
Sulle criticità legate alle migrazioni è invece intervenuto padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli (Servizio dei gesuiti per i rifugiati in Italia): «Le migrazioni e il clima - ha detto - hanno una caratteristica comune: sono problemi che andrebbero affrontati insieme dalla comunità internazionale, accantonando gli interessi di parte. Cosa che in entrambi i casi non succede». Ricordando che l'emergenza profughi continua, anche se è scomparsa dalle prime pagine, Ripamonti ha spiegato che oggi sono almeno 32 milioni le persone che lasciano le loro case per problemi ambientali. «C'è un conflitto in corso contro la Terra, una guerra in tutto simile ad altre, dobbiamo agire su questo fattore scatenante».
Maurizio Tira, presidente del Coordinamento nazionale delle Agende 21 Locali, ha sottolineato come, a livello di amministrazioni locali, questi problemi sono più sentiti che non in Parlamento, dove invece la forza degli interessi economici spesso blocca i passi avanti. In particolare, ha denunciato, «sappiamo quanti danni abbia fatto la decisione di vincolare gli investimenti sulla tutela dei territori al Patto di stabilità. Ora però si comincia a capire che i problemi climatici hanno anche un impatto negativo sull'economia. E allora proprio da qui, prima ancora che dagli allarmi degli esperti, potrà partire il cambiamento».
Infine, dopo un intervento di Mirko Busto, deputato della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici, ha concluso i lavori l'onorevole Stella Bianchi, membro della stessa Commissione e presidente di GLOBE Italia: «I cambiamenti climatici sono già una realtà, e i Paesi a maggior rischio paradossalmente sono quelli che non hanno emissioni. Intervenire è quindi una questione di giustizia. È il momento delle azioni concrete dall'alto, e vedo che per fortuna i grandi inquinatori, come gli Stati Uniti, si stanno muovendo. Ma serve anche un grosso lavoro di sensibilizzazione, perché la percezione della gravità della situazione, nell'opinione pubblica, è ancora poco diffusa. In questo senso - ha concluso - è fondamentale l'azione di reti come la CepEA, che non è esagerato definire vere e proprie autorità morali».
Di seguito il documento in forma integrale e un video di presentazione di Chiara Tintori, della redazione di
Aggiornamenti Sociali.